IL CONCETTO DI CULTURA È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA NELL’ANALISI DI QUALSIASI REALTÀ SOCIALE. LO È DIVENUTO DAL MOMENTO IN CUI L’ANTROPOLOGIA NE HA DATO UN SIGNIFICATO DIVERSO DA QUELLO CICERONIANO DI “CULTURA ANIMI.” ESSO RAPPRESENTA UN ELEMENTO PORTANTE DELLE TEORIE SORTE NELL’AMBITO DELLE SCIENZE SOCIALI . COMPRENDERE, INTERPRETARE E CONNOTARE LA RETE DI SIGNIFICATI CHE VI SOGGIACCIONO, RETE IN CUI L’UOMO È IMPIGLIATO, MA DELLA QUALE È EGLI STESSO ARTEFICE (GEERTZ, 1997), PRESUPPONE L’ASSUNZIONE DI ALCUNI PARAMETRI INTERPRETATIVI.
IN OGNI LINGUA CULTURA È SIA UNA PAROLA USATA NEL LESSICO QUOTIDIANO, SIA UN TERMINE SCIENTIFICO SPECIFICO DELLE SCIENZE ANTROPOLOGICHE. VI È INOLTRE, UN ULTERIORE PROBLEMA TERMINOLOGICO, POSTO DALL’USO DEL TERMINE CIVILTÀ CHE SPESSO VIENE USATO COME SINONIMO DI CULTURA. UN MODELLO DI OSSERVAZIONE E DI VALUTAZIONE DELLA COMPETENZA CULTURALE NON PUÒ DUNQUE PRESCINDERE DA UNA DISAMINA DEGLI ASPETTI DENOTATIVI E CONNOTATIVI SOGGIACENTI AI TERMINI IN OGGETTO
Franz Boas
(Minden, 9 luglio 1858 – New York, 21 dicembre 1942) è stato un antropologo tedesco naturalizzato statunitense , tra i pionieri dell'antropologia moderna.
Nella sua opera Limiti del metodo comparativo in antropologia , Boas smantella il paradigma dell'evoluzione unilineare proposta da Tylor. Boas ritiene che non sia assolutamente provata la tesi secondo cui ogni popolo, attualmente presente in uno stadio progredito della civiltà, sia passato attraverso una serie di stadi di sviluppo identici per tutti e che possono essere desunti dall'analisi di tutti i tipi di cultura esistenti al mondo. Boas afferma con convinzione che la sequenza dal semplice al complesso non è valida per tutti i fenomeni culturali: non lo è ad esempio per la lingua, o per l'arte, o per la religione. A dimostrazione di ciò, Boas fa riferimento ai numerosi studi da lui effettuati sui linguaggi dei nativi del Nord-America e nota come «molte lingue primitive sono complesse», perché le loro strutture grammaticali e le loro forme logiche sono molto più elaborate di quelle occidentali: «Le categorie grammaticali del latino, e ancor di più quelle dell'inglese moderno, appaiono rozze se paragonate con la complessità delle forme logiche che le lingue primitive conoscono». Riguardo alla tesi dell'unità psichica del genere umano, Boas la smonta attraverso la sua impostazione storicistica: la presenza di fenomeni simili in contesti culturali distanti può essere spiegata attraverso una connessione storica tra tali fenomeni. È probabile che questi fenomeni fossero acquisizioni culturali primitive risalenti a un periodo antecedente alla dispersione dell'umanità, o che si siano prodotte per contatti culturali diretti. Notando inoltre con che frequenza forme analoghe si sviluppino indipendentemente in piante e animali, Boas afferma che «non c'è nulla di improbabile nell'origine indipendente di idee simili tra i gruppi umani più differenti». Uno dei meriti principali di Boas è stato l'avere confutato il pregiudizio razzista. Nel suo La mente dell'uomo primitivo, Boas dimostrò come non vi sia alcuna influenza sulla cultura da parte dei caratteri biologici ed esplicò la sua tesi già presente in tutti i suoi studi secondo cui le differenze tra gruppi umani sono dovute solo alla cultura e ai diversi percorsi storici e non alla rzza . Boas è stato anche il primo a introdurre il concetto di relativismo culturale che è del resto l'inevitabile approdo del particolarismo storico. Questa tesi si fonda sull'assunto secondo cui ogni cultura ha una sua unicità che la rende incomprensibile e impossibile da valutare a tutti coloro che non la studiano dal suo interno. Nato come correttivo dell' etnocentrismo , concetto che designa la tendenza a interpretare e giudicare le culture “altre” in base ai propri criteri, il relativismo culturale è poi divenuto per gli antropologi un ostacolo riguardo a questioni etiche ed epistemologiche che si verranno a presentare più avanti.
Il concetto di cultura
Ne La mente dell'uomo primitivo (1911), Boas elaborò una propria definizione di cultura. Essa è definita come «la totalità delle reazioni e delle attività intellettuali e fisiche che caratterizzano il comportamento degli individui che compongono un gruppo sociale – considerati sia collettivamente sia singolarmente – in relazione al loro ambiente naturale, ad altri gruppi, ai membri del gruppo stesso, nonché quello di ogni individuo rispetto a se stesso». La cultura, continua Boas, «comprende anche i prodotti di queste attività» e soprattutto «i suoi elementi non sono indipendenti ma possiedono una struttura». Riguardo a questa definizione, possono essere fatte alcune riflessioni. Innanzitutto, nonostante le sue varie critiche a Tylor, la sua definizione di cultura riprende da Tylor l'idea di totalità visto che anche per Boas la cultura è un insieme di elementi che non sono indipendenti ma che possiedono una struttura: ritorna quindi il concetto di insieme complesso. Diversamente da Tylor, tuttavia, Boas fa qui una distinzione tra due diversi aspetti della cultura: da una parte le reazioni e le attività comportamentali, dall'altra i prodotti di questa attività, cioè quella che potremmo definire la cultura materiale. Ciò che tuttavia spicca in questa definizione è la centralità riservata all'individuo: mentre nella definizione di Tylor l'individuo, inteso come “membro della società”, è un elemento passivo perché mero “portatore” della cultura, Boas assume l'individuo nella qualità di soggetto capace di “attività” e “reazioni”.
Lingua, cultura, individuo
Nel 1889 scrive Sull'alternanza dei suoni ("On Alternating Sounds"), articolo su American Anthropologist, che influenzò la metodologia sia della linguistica sia dell'antropologia culturale, riguardo alla percezione di suoni diversi. Boas inizia sollevando una questione empirica: quando le persone descrivono un suono in modi diversi, è perché non riescono a percepire la differenza, o potrebbe esserci un altro motivo? Egli stabilisce subito che egli non si occupa di casi di deficit percettivo - l'equivalente sonoro di daltonismo. Egli fa notare che la questione di persone che descrivono un suono in modi diversi è paragonabile a quella di persone che descrivono suoni differenti allo stesso modo. Questo è fondamentale per la ricerca in linguistica descrittiva: quando si studia una nuova lingua, come possiamo notare la pronuncia delle parole diverse? (in questo punto, Boas anticipa e pone le basi per la distinzione tra fonemi e fonetica). La gente può pronunciare una parola in una varietà di modi e ancora riconoscere che stanno usando la stessa parola. Il problema, allora, non è "che tali sensazioni non sono riconosciute nella loro individualità" (in altre parole, la gente riconosce le differenze di pronuncia), ma piuttosto, è che i suoni "sono classificati in base alla loro somiglianza" (in altre parole, che le persone classificano una varietà di suoni percepiti in un'unica categoria). Boas applicò questi principi per i suoi studi di lingue lingua inuit. I ricercatori hanno riportato una varietà di pronunce per una parola data. In passato, i ricercatori hanno interpretato questi dati in un certo numero di modi - potrebbe indicare variazioni locali nella pronuncia di una parola, o potrebbe indicare dialetti diversi. Boas sostiene una spiegazione alternativa: che la differenza non è nel modo in cui gli Inuit pronunciano la parola, ma piuttosto nel modo in cui gli studiosi di lingua inglese percepiscono la pronuncia della parola. Non è che gli anglofoni sono fisicamente incapaci di percepire il suono in questione, ma piuttosto che il sistema fonetico della lingua inglese non può accogliere la sensazione sonora percepita.
Nel suo fondamentale Handbook of American Indian Languages in quattro volumi, Boas fornì una documentazione unica sulla grammatica delle lingue dei nativi nord-americani, molte delle quali oggi scomparse. La sua introduzione a quest'opera è stata considerata da molti esperti come uno dei testi più importanti della linguistica descrittiva e antropologica. Boas ritiene che vi sia un collegamento tra lingua e cultura, ed anzi la conoscenza della lingua viene ritenuta indispensabile per la conoscenza di una cultura. Queste riflessioni derivano dalla stessa personale esperienza di Boas. Egli studiò numerose questioni, quali il legame tra lingua e razza, l'influenza dell'ambiente sulla lingua, i rapporti tra linguaggio e pensiero. Nella sua più tarda opera General Anthropology , egli sosterrà la tesi secondo cui le categorie grammaticali di una lingua impongono a chi le usa delle scelte obbligate allo stesso modo in cui i soggetti sociali sono condizionati dalle regole della propria cultura. Boas non approfondì sistematicamente questo rapporto tra lingua e cultura, che fu invece ripreso da uno dei suoi allievi, Edward Sapir che, insieme al linguista Benjamin Lee Whorf, è rimasto noto per la cosiddetta ipotesi di Sapir-Whorf.
Nessun commento:
Posta un commento