UMANISTI ITALIANI ED EUROPEI-pedagogia
Le convinzioni su cui si fondava la cultura umanistica e che rinnovavano il modo di intendere l’uomo e il mondo, promuovevano un’idea di natura che da un lato valorizza il modo empirico e dall’altro spingeva a praticare le arti occulte, concepite come strumenti d’indagine della realtà nelle sue componenti immateriali. La cultura medievale aveva come base la difesa della tradizione, in particolare religiosa, quella umanistica era invece aperta alla ricerca della verità ad ogni costo. Anche in politica prende piede il “realismo” che sgancia il governo dalla riflessione filosofica e toglie l’autorità di conferire il potere da Dio al Principe, considerato come colui in grado di conquistarlo e mantenerlo ad ogni costo.
In conformità a tali condizioni mutava completamente il modo di concepire l’educazione dei giovani e la funzione sociale dell’istruzione, e l’organizzazione didattica della scuola, stava nascendo la moderna concezione di pedagogia, istruzione e scuola. In passato, infatti, più che di educazione era corretto parlare di “agire educativo” poiché non vi era codificazione del sapere quanto piuttosto del fare acquisire ideali e consuetudini per formare il “buon cristiano” come in Agostino e il “cittadino” per Platone.
Nella scuola vi furono grandi cambiamenti che portarono la diffusione della stessa, prima nei ceti agiati e poi a mano a mano interessarono fasce sempre più ampie della popolazione. Fra i secoli XIII e XIV nacquero le prime università a Parigi, Bologna e Padova, aumentò il numero di scuole e i comuni cominciarono a trasferirne il controllo dal clero ai laici, seppur mantenendo le stesse prassi educative. Vi fu quella che lo storico inglese Lawrence Stone definì come “rivoluzione educativa”. I fattori che portarono a questa furono alcuni di carattere culturale e politico, altri dovuti a scoperte tecnologiche.
L’umanesimo educativo
Il primo fattore è determinato dal sorgere delle prime realizzazioni educative dell’Umanesimo, inizialmente in Italia, con Leon Battista Alberti, Guarino Guarini, Vittorino da Feltre, e in Europa con Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro, Lutero. L’educazione umanistica incentrata sugli studia humanitatis, comprendeva lo studio delle lingue e letterature antiche ed erano considerate un sussidio indispensabile per formare un uomo nel quale il sapere e la capacità di stare armonicamente nel proprio ambiente sociale erano aspetti della stessa realtà armonica. A essi si abbinava, grazie al contatto con il nord dell’Europa, un cristianesimo libero da corruzioni e superstizioni.
Si passo da un sistema incentrato sulle grandi università attorno alle quali orbitavano scuole in un complesso scoordinato a uno fondato su collegi con internato. A ciò contribuirono i convitti umanistico-rinascimentali gestiti dai Gesuiti e da alcuni intellettuali che accoglievano giovani allievi di cui si prendevano cura. Una prima esperienza fu quella del padovano Gasparre Barzizza (1359-1431) che aprì un convitto privato, cui poi s’ispirò Guarino Guarini (1374-1460), letterato di Verona. Ma l’esperienza più riuscita fu quella di Vittorino da Feltre (1376-1446) che accoglieva nella sua scuola coloro che riteneva meritevoli, senza distinzioni di ceto. La casa “Zoiosa” (giocosa) si distingueva per la sua atmosfera più che per il culto delle arti, in perfetto stile umanistico e rinascimentale.
La ricerca di un metodo didattico efficace
Tra il quattrocento e il cinquecento aumentò il numero di precettori assoldati nelle corti principesche e si venne nello stesso tempo a porre la questione del metodo d’insegnamento, soprattutto nel nord dell’Europa. Era necessario un modello di scuola del definito e facilmente riproducibile. Importante fu l’esperienza delle scuole gestite dai Fratelli della Vita Comune, un’associazione di fedeli dei Paesi Bassi, I quali ci intrecciarono la cultura umanistica con un modello di organizzazione didattica basata sulla classe. L’intero corso di studio si fondava su otto classi sequenziali. Questo tipo d’insegnamento si espanse in tutt’Europa. Gli umanisti poi trasformarono questo modello in residenziale sull’esempio della casa “zoiosa” dove i maestri vivevano insieme agli allievi unendo lo sviluppo cognitivo a quello morale. Particolare attenzione era posta ai giochi che erano considerati attività educativa, al pari di tutte le altre attività, come il tempo libero.
L’invenzione della stampa
La generalizzazione della stampa a caratteri mobili e del libro “vade mecum”, cioè del libro maneggevole rese più semplice e valore la riproduzione di scritti e diede uno stimolo poderoso alla diffusione della cultura. Il libro del maestro, dove era riportata la lezione, cominciò a essere integrato alla lettura del testo.
La manifestazione degli affetti familiari
Si venne a determinare una maggiore affettività nei confronti della prole con conseguente investimento economico in istruzione. La lontananza fisica e affettiva che i genitori mantenevano nei secoli precedenti era sostanzialmente dovuta all’elevata mortalità infantile, affezionarsi alla prole voleva dire soffrirne per la perdita. Ma a mano a mano che cresceva l’affetto aumentava anche l’interesse dei genitori nel fornire ai figli gli strumenti per affrontare il mondo. L’aumento dei collegi e la loro diffusione sul territorio furono la conseguenza dell’aumento della domanda d’istruzione.