domenica 18 novembre 2018

UMANISTI ITALIANI ED EUROPEI-pedagogia 





Le convinzioni su cui si fondava la cultura umanistica e che rinnovavano il modo di intendere l’uomo e il mondo, promuovevano un’idea di natura che da un lato valorizza il modo empirico e dall’altro spingeva a praticare le arti occulte, concepite come strumenti d’indagine della realtà nelle sue componenti immateriali. La cultura medievale aveva come base la difesa della tradizione, in particolare religiosa, quella umanistica era invece aperta alla ricerca della verità ad ogni costo. Anche in politica prende piede il “realismo” che sgancia il governo dalla riflessione filosofica e toglie l’autorità di conferire il potere da Dio al Principe, considerato come colui in grado di conquistarlo e mantenerlo ad ogni costo.
In conformità a tali condizioni mutava completamente il modo di concepire l’educazione dei giovani e la funzione sociale dell’istruzione, e l’organizzazione didattica della scuola, stava nascendo la moderna concezione di pedagogia, istruzione e scuola. In passato, infatti, più che di educazione era corretto parlare di “agire educativo” poiché non vi era codificazione del sapere quanto piuttosto del fare acquisire ideali e consuetudini per formare il “buon cristiano” come in Agostino e il “cittadino” per Platone.

Nella scuola vi furono grandi cambiamenti che portarono la diffusione della stessa, prima nei ceti agiati e poi a mano a mano interessarono fasce sempre più ampie della popolazione. Fra i secoli XIII e XIV nacquero le prime università a Parigi, Bologna e Padova, aumentò il numero di scuole e i comuni cominciarono a trasferirne il controllo dal clero ai laici, seppur mantenendo le stesse prassi educative. Vi fu quella che lo storico inglese Lawrence Stone definì come “rivoluzione educativa”. I fattori che portarono a questa furono alcuni di carattere culturale e politico, altri dovuti a scoperte tecnologiche.

L’umanesimo educativo
Il primo fattore è determinato dal sorgere delle prime realizzazioni educative dell’Umanesimo, inizialmente in Italia, con Leon Battista Alberti, Guarino Guarini, Vittorino da Feltre, e in Europa con Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro, Lutero. L’educazione umanistica incentrata sugli studia humanitatis, comprendeva lo studio delle lingue e letterature antiche ed erano considerate un sussidio indispensabile per formare un uomo nel quale il sapere e la capacità di stare armonicamente nel proprio ambiente sociale erano aspetti della stessa realtà armonica.  A essi si abbinava, grazie al contatto con il nord dell’Europa, un cristianesimo libero da corruzioni e superstizioni.
Si passo da un sistema incentrato sulle grandi università attorno alle quali orbitavano scuole in un complesso scoordinato a uno fondato su collegi con internato. A ciò contribuirono i convitti umanistico-rinascimentali gestiti dai Gesuiti e da alcuni intellettuali che accoglievano giovani allievi di cui si prendevano cura. Una prima esperienza fu quella del padovano Gasparre Barzizza (1359-1431) che aprì un convitto privato, cui poi s’ispirò Guarino Guarini (1374-1460), letterato di Verona. Ma l’esperienza più riuscita fu quella di Vittorino da Feltre (1376-1446) che accoglieva nella sua scuola coloro che riteneva meritevoli, senza distinzioni di ceto. La casa “Zoiosa” (giocosa) si distingueva per la sua atmosfera più che per il culto delle arti, in perfetto stile umanistico e rinascimentale.
La ricerca di un metodo didattico efficace
Tra il quattrocento e il cinquecento aumentò il numero di precettori assoldati nelle corti principesche e si venne nello stesso tempo a porre la questione del metodo d’insegnamento, soprattutto nel nord dell’Europa. Era necessario un modello di scuola del definito e facilmente riproducibile. Importante fu l’esperienza delle scuole gestite dai Fratelli della Vita Comune, un’associazione di fedeli dei Paesi Bassi, I quali ci intrecciarono la cultura umanistica con un modello di organizzazione didattica basata sulla classe. L’intero corso di studio si fondava su otto classi sequenziali. Questo tipo d’insegnamento si espanse in tutt’Europa. Gli umanisti poi trasformarono questo modello in residenziale sull’esempio della casa “zoiosa” dove i maestri vivevano insieme agli allievi unendo lo sviluppo cognitivo a quello morale. Particolare attenzione era posta ai giochi che erano considerati attività educativa, al pari di tutte le altre attività, come il tempo libero.
L’invenzione della stampa
La generalizzazione della stampa a caratteri mobili e del libro “vade mecum”, cioè del libro maneggevole rese più semplice e valore la riproduzione di scritti e diede uno stimolo poderoso alla diffusione della cultura. Il libro del maestro, dove era riportata la lezione, cominciò a essere integrato alla lettura del testo.
La manifestazione degli affetti familiari
Si venne a determinare una maggiore affettività nei confronti della prole con conseguente investimento economico in istruzione. La lontananza fisica e affettiva che i genitori mantenevano nei secoli precedenti era sostanzialmente dovuta all’elevata mortalità infantile, affezionarsi alla prole voleva dire soffrirne per la perdita. Ma a mano a mano che cresceva l’affetto aumentava anche l’interesse dei genitori nel fornire ai figli gli strumenti per affrontare il mondo. L’aumento dei collegi e la loro diffusione sul territorio furono la conseguenza dell’aumento della domanda d’istruzione.

giovedì 1 novembre 2018

Il capitalismo:In economia il termine capitalismo può riferirsi genericamente a diverse accezioni di teorie e pratiche economiche, istituzionalizzate in Europa tra il XIV e il XV secolo, appartenenti alla storia del pensiero economico, che coinvolgono in particolar modo il diritto da parte di individui o gruppi di individui di comprare e vendere, in un mercato libero dal controllo statale, beni capitali e il lavoro, ovvero i fattori della produzione.
L'affermarsi dell'industria ha generato la possibilità di produrre una considerevole eccedenza di merci, creando così un sistema economico caratterizzato dalla continua espansione della produzione e da una crescente accumulazione della ricchezza, assai diverso dai sistemi produttivi tradizionali, i cui livelli di produzione erano prevalentemente statici. Il capitalismo, reso possibile dagli sviluppi tecnologici che avevano consentito la produzione industriale delle merci, a sua volta incentiva gli ulteriori sviluppi della tecnologia produttiva. L'incremento del progresso scientifico e delle sue applicazioni in chiave tecnologica genera un sistema produttivo la cui portata innovativa è infinitamente superiore a quella dei sistemi tradizionali. Un esempio particolarmente chiaro è fornito dallo sviluppo dei sistemi informatici, di giorno in giorno più maneggevoli, economici e potenti. Gli elaboratori, che negli anni '60 erano patrimonio unicamente di grossi centri di ricerca o importanti multinazionali e occupavano intere stanze, sono oggi sostituiti da normali personal computer.Come è noto, una tale rivoluzione produttiva ha avuto numerose ripercussioni su diverse dimensioni del vivere sociale. Ha incentivato il processo di urbanizzazione, con le conseguenze sociali a esso legate (ridotti spazi abitativi, famiglia mononucleare ecc.). Tutto ciò ha comportato una revisione delle istituzioni e dei rapporti sociali tra gli individui.

KARL MARX

In un contesto sociale in cui gli operai lavorano in condizioni insalubri, recepiscono salari minimi e da un giorno all’altro rischiano di essere licenziati, si colloca la figura di Karl Marx.


                                                    BIOGRAFIA:

Egli nasce a Treviri, in Renania, nel 1818, da una famiglia borghese di origine ebraica. Studia diritto e filosofia. Si laurea all’Università di Berlino con una tesi sulla differenza tra la filosofia di Epicuro e quella di Democrito.
Si occupa di giornalismo politico e dirige nel 1842 la “Gazzetta Renana”, promovendo una campagna contro la censura e a favore della libertà di stampa e della democrazia. Il suo modello di Stato è simile a quello hegeliano ma, a differenza di questo, Marx è contro lo Stato prussiano, in quanto lo accusa di fare unicamente gli interessi dei dominanti.
Il suo giornale viene soppresso dalle autorità: Marx lascia la Germania.
Si reca a Parigi, dove conosce gli esponenti dei movimenti democratici, socialisti e comunisti, tra cui Proudhon.
Diviene amico di Friedrich Engels, che lavora a Manchester come impiegato in una fabbrica, di cui il padre è comproprietario. Proprio Engels testimonierà le condizioni di lavoro degli operai in Inghilterra. Marx ed Engels scrivono il “Manifesto del Partito Comunista”, con cui incitano i proletari ad unirsi per attuare una Rivoluzione contro i capitalisti.
Marx viene espulso da Parigi e poi anche dal Belgio. Si reca dunque a Colonia, dove fonda la “Nuova Gazzetta Renana”. Dopo si reca a Londra con la propria famiglia, dove vive in miseria. E'aiutato economicamente dall’amico Engels, che eredita la comproprietà dell’azienda paterna. Lavora poi al British Museum, dove raccoglie materiale di documentazione per elaborare la sua più grande opera: il Capitale. Muore a Londra nel 1883. 
IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA 


IL CAPITALE 


KARL MARX: PENSIERO SOCIOLOGICO
Per Marx la storia è un’ininterrotta “lotta di classi” (liberi-schiavi; patrizi-plebei; oppressori-oppressi). 
Ogni classe è costituita da comuni interessi e comuni condizioni economiche. 
Nella società capitalistica, che si è formata con il passaggio dall’artigianato all’industria, si è verificata la formazione di due “campi nemici”, due grandi classi contrapposte: Borghesia e Proletariato. 
La Borghesia è considerata una classe rivoluzionaria poiché tende a rivoluzionare continuamente i mezzi di produzione e i rapporti sociali. 
Proprio tale rivoluzionamento ha dato vita al Capitalismo il quale, avendo un carattere “progressivo”, deve necessariamente concludersi con una Rivoluzione attuata dai Proletari (che sono di gran lunga più numerosi dei capitalisti).
Per Marx la Rivoluzione ha dei presupposti oggettivi (vale a dire forze produttive, mezzi e operai, e rapporti di produzione, borghesia) e dei presupposti soggettivi (cioè la presa di coscienza del Proletariato, che deve lottare contro la Borghesia). 

MARX: PENSIERO ECONOMICO:
ALIENAZIONE: La teoria economica di Marx si basa sulla critica dell’economia politica. Egli dunque mette in discussione la teoria economica classica, che sosteneva che le leggi di funzionamento della società erano immodificabili, perché ritenute necessarie. Marx invece le ritiene un prodotto storico.
Secondo il processo di alienazione elaborato da Marx, l’operaio si oggettiva nel lavoro, cioè produce merci, e contemporaneamente si aliena da esse perché non gli appartengono.  Come nell’alienazione religiosa descritta da Feuerbach, in cui ciò che è prodotto dall’uomo gli si mostra contro, anche nell’alienazione marxista l’oggetto prodotto sovrasta l’operaio.