domenica 27 gennaio 2019

Vittorino da Feltre


Nella civiltà umanistico rinascimentale la pedagogia  trova espressione nelle scuole di Guarino Veronese e Vittorino da Feltre: la prima ha fini professionali perché è incentrata sulla formazione di insegnanti ed ecclesiastici, la seconda è rivolta alla formazione dei giovani. Alla base di entrambe le scuole c’è un curriculum fondato sulla letteratura greca e latina. I metodi impiegati sono però differenti: Guarino veronese adotta un metodo più severo e agguerrito, mentre Vittorino da Feltre suo discepolo ne adotta uno più aperto e liberale.
Per comprendere Vittorino Da Feltre basta dire che per lui l’educazione era un fattore che non dipendeva dalla scuola, ma dalle abitudini e dal’ambiente . Dalla sua scuola infatti non furono tanti i dotti, ma molti uomini di stato, condottieri, magistrati e teologi.
Vittorino da Feltre viene spesso accusato di essersi proposto solo come educatore del ceto nobiliare: bisogna però tener conto che gli umanisti, quando si occupano di educazione operano in un ceto sociale abbastanza ristretto. Quindi va tenuto conto del suo ideale educativo.
Sia per Guarino Veronese che per Vittorino Da Feltre la base della formazione della personalità è racchiusa nelle letterature latina e greche; inoltre Vittorino accentua il momento etico- Religioso inserendo nell’educazione letteraria anche il Trivio e il Quatrivio e infine include il gioco e l’attività fisica  all’interno dell’ area educativa. Egli esprime l’umanesimo  cristiano nel quale regna l’armonia nello sviluppo, ovvero l’ideale più alto per quell’età.

Tra questi educatori, uno dei più grandi fu appunto il veneto Vittorino Rambaldoni, che nasce circa nel 1378 a Feltre di Belluno. La scuola di Vittorino promuove una formazione con una forte impronta morale come tratto di fondo.
Vittorino dei Rambaldoni nasce da una povera famiglia e vive una infanzia sofferta. Giovane di salute malferma lo ritroviamo a Padova per i suoi studi umanistici, terminati i quali, e ottenuto il titolo di Magister artium, studia matematica, offrendosi come famulus al maestro Biagio Pellicani. Così l’esemplare studente diventa esemplare maestro e comincia la sua carriera di insegnante.
Nel 1422 apre una propria scuola a Venezia e nel 1423 viene chiamato a Mantova da Gianfrancesco Gonzaga per educare i suoi sette figli. Gli viene messa a disposizione una villa fuori città, la Ca’ Zoiosa, che lui ribattezza Villa Giocosa, perché i giochi intellettuali e ginnici vi sono largamente praticati. Inizialmente destinata ai figli di Gianfrancesco, la scuola accoglie in poco tempo un cospicuo numero di allievi, sessanta-settanta, in gran parte figli dell’aristocrazia, ma, per volontà di Vittorino, anche di poveri. E’ la prima scuola realizzatrice degli ideali umanistici fusi con lo spirito cristiano. Nell’accettare nuovi alunni, il Vittorino preferisce sempre studenti poveri, accettati per carità, a figli di signori che dimostrino un carattere superbo e caparbio. Questo proprio perché la “Ca’ Giocosa” è organizzata in modo tale da mantenere una disciplina di uguaglianza per tutti, di rispetto della personalità, di fraternità, di ordine, in cui il castigo stesso, del resto rarissimo, è riportato all’interiorità della coscienza.

Vittorino applica un metodo pedagogico moderno, basato su un profondo rapporto tra insegnante e allievo, sull’uguaglianza e sul rispetto della personalità di ciascun individuo. Il metodo pedagogico mira allo sviluppo armonico della personalità dello studente attraverso un giusto equilibrio di esercizio fisico e attività intellettuale. I corsi comprendono lo studio delle arti liberali (ma vivificato dalla cultura rinascimentale dell’epoca), l’educazione fisica, elementi di educazione alla vita di società, nell’intento di dare all’allievo una formazione completa. Nella “Ca’ Giocosa” l’esercizio mentale si alterna dunque alle pratiche ginniche. Uno dei meriti più grandi di Vittorino è proprio l’essere stato uno dei primi a realizzare un tentativo di armonico sviluppo mentale e corporeo.

domenica 13 gennaio 2019

LO SVILUPPO EMOTIVO  




Il sistema emotivo è presente nei bambini fin dalla nascita, in quanto si basa su processi biologici precodificati e automatici che forniscono risposte indispensabili per la sopravvivenza dell'individuo. Essenzialmente le reazioni emotive riscontrabili alla nascita consistono in reazioni edoniche sulla bipolarità piacere-disgusto a livello gustativo, a reazioni di trasalimento in risposta a stimoli sonori o luminosi particolarmente forti o improvvisi, manifestazioni di sconforto in presenza di stimolazioni dolorose. Terminato, più o meno in corrispondenza del secondo mese di vita, questo primo periodo, l'espressione e la gestione dell'emotività assume gradatamente livelli più articolati e sofisticati, seguendo sempre una precisa sequenza evolutiva.
Tra i due mesi e l'anno di vita i bambini iniziano ad utilizzare le espressioni emotive a livello comunicativo e sociale (valutazione degli stimoli emotigeni e delle loro cause, nonché impiego delle espressioni emotive per manifestare bisogni). Questa gestione di primo livello è un antecedente diretto dell'abilità nel rapportarsi e far fronte agli stimoli in maniera che sia coerente con i propri scopi. È in questo periodo che fa la sua comparsa il sorriso sociale, attivato dai toni alti dell'eloquio (caratteristici tra l'altro emozioni primarie quali la gioia) e dalla vicinanza di volti umani.
Successivamente fanno la loro comparsa le espressioni facciali di altre emozioni quali la sorpresa (6/10 settimane), il binomio gioia-tristezza e la rabbia (3/4 mesi), la collera conseguente a un'esperienza frustrante (7 mesi), la paura e la circospezione davanti a stimoli avvertiti come ambigui, nuovi o pericolosi, e la paura davanti agli estranei compaiono prevedibilmente insieme alla locomozione(5/9 mesi).
L'ultima fase dello sviluppo emotivo del bambino (successivamente al primo anno di vita) riguarda la comparsa di emozioni sociali quali la colpa, la vergogna, la timidezza, il disprezzo. Tali emozioni vengono definite “sociali” in quanto al contrario delle emozioni primarie vengono apprese dal contesto culturale di riferimento e riguardano la valutazione che il bambino, conseguentemente alle esperienze derivate dalla socializzazione, impara a dare di sé e degli altri.
Nei mesi successivi compaiono emozioni più articolate, atte ad esprimere sentimenti complessi e denominate di conseguenza emozioni miste.
Sperimentando e imparando a confrontarsi con le espressioni emotive e gli stimoli emotigeni il bambino può essere considerato un soggetto emotivamente e affettivamente competente a tutti gli effetti.


Trattati pedagogici e scuole umanistiche in Italia 

Caratteristica precipua dell'Umanesimo è l'affermazione dell'autonomia della ragione e volontà dell'uomo che è artefice ed arbitro di sé stesso. Questa autonomia non è data a priori ma bisogna accedervi. In quest'ottica l'educazione assume un ruolo importante confermata dall'apertura nel Sec. XV di nuove scuole ed alla pubblicazione di molti trattati sull'argomento.
Lo scopo dell'educazione è di preparare a qualsiasi professione esercitabile nella vita pubblica, ma soprattutto deve essere capace di insegnare a "discorrere". Per questo gli umanisti danno notevole importanza all'apprendimento delle lingue classiche che permettono di impadronirsi degli strumenti per esprimere il proprio pensiero, e quindi per ben pensare. Gli autori preferiti sono Quintiliano e Plutarco. Nascono tuttavia dei problemi circa i rapporti tra il latino classico e la lingua volgare usata nel Sec. XV, la difficile combinazione tra ideali greco-romani e quelli cristiani, il problema sull'efficacia effettiva dello studio della classicità per preparare i giovani a vivere in una società diversa da quella antica.
L'educazione umanistica nasce prima in Italia nel Sec. XV per poi estendersi nel secolo successivo a tutta l'Europa.
In Italia le città più attive nell'ambito pedagogico sono Firenze, Roma e Venezia. I temi fondamentali discussi sono: l'importanza da attribuire all'educazione umanistica, i programmi ed i fattori che la realizzano, il problema del luogo più idoneo per svolgerli.
Nell'educazione particolare importanza assumono i genitori, che secondo Pier Paolo Vergerio devono ammaestrare i figli nelle arti liberali. Sarà così che questi potranno rendere grande il nome della famiglia. Autori come Vegio e Alberti ritengono che il nucleo familiare, visto come "prodotto naturale" e Stato in miniatura, sia importantissimo perché valido contesto nel quale si instaura un'educazione caratterizzata dall'esempio dei genitori sulla prole. Vegio scrive: "...Nessuno quindi può eccellere in arte alcuna se non sa valersi più dell'esempio e della viva imitazione, che di qualsiasi scienza o ammonimento. Si presta maggior fede agli occhi che alle orecchie, ed è molto più efficace l'ammaestramento dagli esempi che non quello fornito dai precetti.".
Vegio suggerisce ai genitori di educare i figli alla virtù, alla religione, raccomanda di abituarli a servire a tavola, a camminare silenziosi per strada, a salutare con garbo, a restituire il saluto, interpellare con gentilezza e cortesia, parlare solo quando è necessario ed onorare i più anziani ed i più dotti.
Accanto alla famiglia, particolare importanza viene data da intellettuali, come Guarini, alla scuola.
In contrapposizione alle tendenze medievali, la scuola teorizzata da Guarini, è laica, caratterizzata da un ambiente caldo ed accogliente, articolata in tre corsi: elementare, grammaticale, e retorico. La scuola del Guarini in particolare è luogo di vita comune che coinvolge sia maestro che allievi nella quale sussisteva un clima di collaborazione, di ricerca, e lavoro comune.
La scuola più famosa fu tuttavia quella di Vittorino da Feltre che ha avuto il pregio di far avere un'istruzione adeguata sia a poveri che a ricchi. Nella sua scuola, detta "zoiosa" (dimora di gioia e divertimento) Vittorino da Feltre ospitò solo i ragazzi più capaci ed ingegnosi. L'ideale educativo dell'Umanesimo è la formazione dell'uomo in ogni suo aspetto che si afferma con il suo pensiero e la sua volontà nella società (Alberti, Palmieri).
Lo studio dei classici nella loro genuinità originale e delle arti liberali (grammatica, retorica, storia, poesia, filologia, filosofia, eloquenza), permette l'attuazione di questi ideali. In particolare le discipline liberali, come sostiene Vergerio, sono gli studi degni di un uomo libero, quelli per mezzo dei quali si raggiunge virtù e sapienza;. non va poi trascurato il mantenimento fisico mediante l'educazione fisica.
Per Salutati l'educazione deve formare negli individui la coscienza sociale e politica. L'esigenza d'impedire alla cultura di disintegrare l'unità armonica della persona umana, urta inevitabilmente contro due difficoltà insormontabili: da una parte, la crescente esigenza di specializzazione che si fa sentire tanto maggiore quanto più progrediscono la scienza e la tecnica, dall'altra, il pericolo di scivolare in una cultura superficiale e nozionistica, agli antipodi rispetto allo spirito dell'autentico Umanesimo.
Se in Italia la più cospicua fioritura di opere dedicate specificatamente al problema educativo caratterizza principalmente il Sec. XV, nei paesi d'oltralpe si verifica prevalentemente nel Sec. XVI.
Questo sfasamento di un secolo e la profonda divergenza delle linee tendenziali di sviluppo della storia italiana e delle grandi potenze europee, fanno si che la tematica pedagogica presentata dal Rinascimento europeo (extraitaliano) si presenti alquanto diversa rispetto a quella strettamente umanistica principalmente italiana.
Il Rinascimento europeo, quale risultato della diffusione di un fenomeno inizialmente italiano, nasce già maturo ed ignora il travaglio rivoluzionario da cui trae impulso e caratterizzazione il primo Umanesimo italiano.
In questo momento sta iniziando un periodo di sviluppo economico e politico in Francia e in Inghilterra dove si formano progressivamente le condizioni indispensabili per garantire all'azione educativa quell'impegno "civile" che viene perso di vista contemporaneamente in Italia. In realtà, anche in Francia e Inghilterra, esistono dei limiti allo sviluppo di un'azione educativa civilmente impegnata, dovuti ad una struttura sociale ancora prevalentemente aristocratica..mondo della realta mondodelle idee