sabato 29 febbraio 2020

IL RUOLO DELL’IDENTIFICAZIONE NELLO SVILUPPO DEL BAMBINO SECONDO SIGMUND FREUD

Successivamente alla lettura del brano riportato,il quale è tratto dal saggio ”Psicologia delle masse e analisi dell’io”,è possibile denotare  l’ambivalenza che in termini psicanalitici caratterizza l’immagine che del padre hanno i figli; un’ambivalenza che sospinge in una prima fase nell’identificazione del padre come proprio ideale ed in una seconda,la volontà di allontanamento del padre preceduta dall’intenzione di sostituirsi a quest’ultimo. Cercando di analizzare meglio il processo dell’identificazione, è opportuno ricorrere all’illustrazione del complesso di Edipo, il quale fu utilizzato da Freud per la spiegazione del fenomeno,tramite questo esempio Freud vuol far il comprendere come il padre,viene considerato,colui che vieta il rapporto con la madre al figlio, ponendo quindi un divieto al godimento senza limite. Ponendo,invece,un confronto con il rapporto che va ad instaurarsi con al figura materna ,è facile denotare come il rapporto con la madre si differenzi tramite caratteristiche ben specifiche;tra le quali l’investimento oggettuale ,che il bambino, pone nei confronti della madre,ovvero, la ricerca nella figura materna di un soddisfacimento delle proprie pulsioni. Sono quindi presenti nella figura del bambino due legami psicologicamente differenti, i  quali sussistono per un breve periodo insieme,senza influire l’uno sull’altro per poi incontrarsi e scaturire nella figura del bambino il così detto complesso di Edipo,il quale comporterebbe la nascita di una rivalità con la figura paterna.

venerdì 28 febbraio 2020

Comenio:

Jan Amos Komenski può essere considerato il primo pedagogista della storia dell’educazione moderna, in quanto introdusse l’impostazione del metodo di insegnamento in campo educativo. Per questo motivo egli può essere legittimamente riconosciuto come il vero padre della pedagogia moderna. Prima di lui, si può parlare soltanto di filosofia dell’educazione a proposito della formazione dei fanciulli, così come questa si era manifestata nella Grecia classica o nell’antica Roma. Alla base delle sue teorie, Comenio ha posto due fondamentali assi portanti:
l’ideale di un sapere universale (pansophia), indispensabile per tutti gli esseri umani: si deve insegnare tutto a tutti. (Non nel senso che tutti devono acquistare conoscenza esatta ed approfondita di tutte le scienze e di tutte le arti, ma nel senso che tutti devono imparare a conoscere il fondamento e la ragione di tutte le cose);
La pratica di un’educazione naturale, per la quale il fanciullo deve essere educato mediante il diretto contatto con le cose, superando l’apprendimento mnemonico e nozionistico: l’arte educativa deve imitare la natura. (Le leggi dell’osservazione sperimentale e dell’induzione scientifica costituiscono il nuovo organo dell’educazione).

Qual è la novità della pedagogia moderna inaugurata da Comenio?
Con la nascita della pedagogia moderna si sperimentano (attraverso il metodo scientifico) nuovi criteri e regole d’insegnamento, che devono sostenere e guidare l’educazione dei fanciulli.
A partire da tale esigenza la cultura potrà essere rivolta a tutti e cesserà di essere una prerogativa solo dei religiosi come avveniva in precedenza.
Quali sono gli spunti ed i motivi che Jan Amos Komenski recepisce e fa propri? 
Negli anni universitari, Comenio si appassionò ad alcuni dei più noti pensatori rinascimentali che lo avvicinarono al naturalismo, come Francesco Bacone, grazie al quale comprese che, come ogni altra creatura naturale, l’uomo deve essere seguito sin dai primi passi. Comenio inoltre si confrontò con gli scritti di Ratke (1571-1635), annunciatore di numerose idee pedagogiche innovative, quali:
  1. l’ obbligatorietà dell’istruzione popolare;
  2. il primato della lingua materna nell’educazione;
  3. la teorizzazione di un nuovo metodo costruito per analogia sull’ordine della natura;
  4. la gradualità del processo di apprendimento.
Comenio accolse con grande entusiasmo tutti questi motivi facendoli propri e sui quali iniziò a riflettere in funzione di un loro ordine sistematico.
Perché Comenio auspica una riforma della scuola?
Durante il suo esilio Comenio esprime la sua grande insofferenza per il carattere caotico e confuso dell’organizzazione scolastica, come pure la mancanza di disciplina, a causa dell’insufficiente formazione dei maestri che ricorrevano a metodi antiquati.
Egli si lamentò pertanto delle seguenti problematiche nell’organizzazione scolastica:

  1. “all’insegnamento non veniva assegnato alcuno scopo”;
  1. “non erano indicati i binari da percorrere per raggiungere infallibilmente lo scopo”;
  1. “si insegnavano le diverse discipline separatamente senza tener conto del legame naturale che le unisce”;
  1. “scienze e arti erano presentate a frammenti, anziché essere insegnate enciclopedicamente”;
  1. “i metodi differivano da scuola a scuola, anzi da professore a professore. Meglio ancora: lo stesso professore, passando dall’una all’altra materia,cambiava metodo”, “quando c’erano più maestri, la confusione non faceva che aumentare, perchè ad ogni ora il procedimento cambiava e le incombenze differivano”;
  1. “non si conosceva il metodo per istruire simultaneamente tutti gli scolari di una stessa classe e ci si affannava a dare un insegnamento individuale ad ogni scolaro in particolare”;

  1. “era in fine permesso agli scolari, col totale assenso dei maestri, di usare, nella scuola e fuori di scuola, libri differenti per le stesse materie”.
  2. Quali sono gli aspetti fondamentali della riforma pedagogica prospettata da Comenio?
    Il progetto pedagogico di comenio pone in particolare risalto alcuni aspetti fondamentali della sua idea di riforma scolastica, quali:
    1. Insegnare tutto a tutti.
    2. Insegnamento fin dalla prima infanzia.
    3. Adattamento dell’l’insegnamento all’alunno.
    4. Formare la personalità dell’alunno.
    5. Strutturare lezioni brevi e cicliche.
    6. Procedere sempre dal semplice al complesso.
    7. Procedere in ogni caso dalle cose generali a quelle particolari.
    8. Procedere in qualunque modo gradualmente.
    9. Impostare un insegnamento di tipo ciclico.
    10. Misurare l’insegnamento adatto all’età del fanciullo.
    11. Fondare l’insegnamento attraverso l’esperienza diretta e per utilità immediata.
    12. Avvalersi di un’arte educativa svolta ad imitazione della natura.
Lo strutturalismo e il funzionalismo


Lo strutturalismo e il funzionalismo sono i due principi guida che hanno indirizzato la ricerca in psicologia nei suoi primi anni. 
Lo strutturalismo (Wundt) si riferisce allo studio degli elementi di base della mente e gli strutturalisti sostengono che l’esperienza psicologica possa essere ricondotta alla combinazione di semplici elementi distinti. 


Wilhelm Wundt

Il funzionalismo (James), dominante nella psicologia americana delle origini, studia la mente in uso e cioè come l’individuo cerca di adattarsi alle contingenze ambientali. 

                                                                    William James

Gli psicologi della personalità contemporanei riconoscono che strutture e processi sono interdipendenti, entrambi essenziali per comprendere cosa sia e come funzioni la personalità. 
Tutti i processi psicologici operano appoggiandosi a strutture psicologiche e tutte le strutture sono il risultato di processi. 
Janet perviene a una teoria dinamica che concepisce ogni forma di condotta come il risultato della combinazione di forza e tensione psichiche. Mentre la forza riguarda la quantità di energia psichica che sostiene le diverse attività, la tensione riguarda il loro grado di organizzazione. Janet enfatizza l’importanza delle determinanti sociali della personalità, ritenendo che l’organizzazione complessa di tendenze dinamiche dipenda ampiamente da fattori interpersonali e sociali. 
Lewin raccomanda di identificare le dinamiche psicologiche e le forze sociali che rendono conto dei vari comportamenti nei contesti in cui si producono. Nella sua teoria del campo, prende a modello una topologia matematica, dove ogni comportamento è una funzione della persona e dell’ambiente. All’interno di questa struttura enfatizza le percezioni che gli individui hanno di sé stessi e dell’ambiente, esaminando questi fattori come forze (bisogni e obiettivi) operanti nel campo psicologico. 
Ciò implica che la persona debba essere esaminata nella situazione concreta, per trarre le ragioni del suo comportamento dalla totalità dei fattori che per lei sono psicologicamente rilevanti. 
Stern utilizza il termine personalistica per fare riferimento alla scienza che studia l’essere umano nella sua totalità. Richiama l’attenzione sulle caratteristiche di unità, indivisibilità e intenzionalità che caratterizzano la persona. 
La personalità deve essere concepita come totalità, mai interamente determinata né dalle disposizioni né dall’ambiente. Mentre i tratti rappresentano gli elementi stabili e di base dell’individualità, le disposizioni sono concepite come entità malleabili, dirette a scopi particolari, i cui esiti dipendono dalla propensione della persona a progettare il corso della propria vita.  Le intenzioni delle persone e i loro valori sono ritenuti decisivi nel plasmare l’ambiente e le loro esperienze.
Vygotskij pone le basi dell’approccio storico-culturale, mutuando da Marx l’idea che l’essenza degli esseri umani derivi dalle loro relazioni sociali. Egli sviluppa una teoria secondo la quale tutte le più alte funzioni psichiche sono il risultato dell’internalizzazione delle relazioni sociali. Le relazioni sociali vengono trasformate in strategie e regole internalizzate e funzionano come strutture sottostanti al funzionamento psicologico. 
L’individuo trasforma gli strumenti e i simboli dell’ambiente sociale in capacità cognitive. 
Lo sviluppo del linguaggio è la chiave dell’intero sviluppo delle funzioni psicologiche: svolge prima una funzione di comunicazione interpersonale e poi una funzione intrapsichica e di autoregolazione. 
Gli individui sono caratterizzati dall’insieme di strategie mentali che derivano dalle loro relazioni sociali. Mentre le relazioni sociali, una volta internalizzate, sono ciò che orienta la personalità nelle sue relazioni con il mondo, l’agire nel mondo è ciò che trasforma le potenzialità in capacità reali. 
Melanie Klein



Melanie Klein, attraverso il suo lavoro di ricerca, strettamente collegato alla lunga pratica analitica con i bambini, ha dato un grosso contributo alla conoscenza dello sviluppo psicologico dei primissimi tempi di vita del bambino.
La sua ricerca ha dato particolarmente rilievo al mondo interno del bambino, agli oggetti interni buoni (le esperienze gratificanti) e cattivi (le esperienze frustranti), alle fantasie inconsce, ai processi di proiezione e alle angosce, alle difese, al tipo di relazione oggettuale cioè al tipo di rapporto del bambino con l'oggetto emotivo che dapprima è costituito dalla madre e poi dalle altre persone.
Nello sviluppo del bambino la Klein scopre dei processi obbligati e normali nei quali ritrova rassomiglianze con la schizofrenia, la paranoia, la depressione dell'adulto e non esita a fare propri i termini di tali malattie psichiche degli adulti.

Doveva esserci per la Klein una relazione intima tra le reazioni di tipo psicotico e depressivo dello sviluppo normale del bambino e la malattia psichica vera e propria dell'adulto. Infatti, ella afferma l'esistenza di tratti psicotici “fisiologici” nel neonato e ne studia la possibilità di fissazione ed il potenziale evolvere verso una struttura di personalità con caratteri patologici. Nel descrivere lo sviluppo del bambino nel primo anno di vita la Klein distingue la posizione schizoparanoide e la posizione depressiva; non parla di stadi o fasi proprio per indicare il carattere di mobilità e non un semplice stadio di passaggio (l'individuo può oscillare continuamente tra le due posizioni).

POSIZIONE SCHIZOPARANOIDE (primi 3-4 mesi di vita)
Il bambino vive la madre come “oggetto parziale” cioè quando la madre soddisfa i suoi bisogni primari, quando è presente e lo allatta, ella è sentita come oggetto buono; è invece oggetto cattivo quando è assente e lo frustra nei suoi desideri. In questa fase non ci sono i sensi di colpa per le pulsioni aggressive contro la madre quando lo frustra. Infatti, per il bambino la madre non è ancora riconosciuta come “oggetto totale”, cioè come colei che assomma aspetti frustranti e aspetti gratificanti. Il bambino, fin dall'inizio della vita, è dominato da due istinti:
  • una pulsione aggressiva, distruttiva (istinto di morte)
  • una pulsione d'amore o libido.
Il bambino proietta questi istinti sulla madre, a seconda se lo gratifica o lo frustra. Così il seno, che è sentito contenere una gran parte dell'istinto di morte del lattante, è sentito come cattivo e minaccioso per l'Io e dà luogo nel bambino ad angosce di tipo persecutorio.
POSIZIONE DEPRESSIVA (dai 3-4 ai 6 mesi)
Il bambino inizia a percepire la madre come “oggetto totale” che unifica in sé sia aspetti buoni che cattivi. Ora che la madre buona e cattiva non sono più separate, il bambino percepisce i suoi impulsi distruttivi come pericolosi, in quanto danneggiano la madre. Da ciò derivano il senso di colpa e l'angoscia depressiva che si risolvono con la riparazione e la sublimazione dell'aggressività. Nella riparazione l'istinto di vita prevale su quello di morte.
La Klein ci insegna che è fondamentale per la “struttura” della personalità il raggiungimento della posizione depressiva che si ha nella misura in cui le pulsioni libidiche e l'amore prevalgono sulle pulsioni distruttive e di annientamento.

La strutturazione psicotica avviene secondo la Klein quando il bambino non riesce a passare dalla posizione schizoparanoide alla posizione depressiva. Infatti, la capacità di fronteggiare il senso di colpa è condizionata dalla fase precedente, dal fatto che il bambino sia riuscito a mantenere dentro di sé qualità buone della madre. Se l'ambiente non è stato sufficientemente gratificante, ciò non accade.
All'insediamento della madre come oggetto totale nel mondo interno del bambino corrispondono stati di interazione dell'Io e l'inizio di quel processo di separazione-individuazione che porterà il bambino ad una propria autonomia.