domenica 7 aprile 2019

DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO: LE DIVERSE TIPOLOGIE DI DISTURBO


Accanto ai disturbi della comunicazione abbiamo la categoria psicologia dei disturbi dell'apprendimento o Disturbi Specifici dell'Apprendimento, he comprendo difficoltà nella lettura, nella scrittura e nel calcolo.
Secondo numerosi studi questi disturbi manifestano in un quadro generale di adeguate capacità cognitive, uditive e visive, hanno cause neurobiologiche che consistono in disfunzioni di alcune aree cerebrali.
  • la dislessia o discografia: si tratta, rispettivamente, di problemi legati alle capacità di lettura.
  • la discalculia, ovvero l'incapacità di fare calcoli, che produce sintomi anologhi alla dislessia.
LA DIFFICOLTA' DI SCRITTURA
Le difficoltà che un bambino incontra nella scrittura vengono distinti in agrafia e disgrafia.
Le varie manifestazioni di agrafie sono state  suddivise in due grandi gruppi: agrafie centrali e periferiche.
 
LE AGRAFIE CENTRALI
  • agrafia lessicale: si tratta di una lesione della procedura lessicale, per cui il soggetto scrive le parole come le pronuncia;
  • agrafia fonologiche: si tratta di una lesione della procedura fonologica, per cui il soggetto ha difficoltà a dire le parole che non esistono;
  • agrafia profonda: in questo caso il soggetto scrive commettendo errori semantici, cioè relativi al significato della parola.
LE AGRAFIE PERIFERICHE
  • agrafia da neglect: questa forma di agrafia si manifesta con errori con amputazione o sostituzione dell'inizio della parola;
  • agrafia aprassica: un disordine gestuale causato da un disturbo del movimento volontario.
ALTRE TIPOLOGIE E SOLUZIONI
  • agrafia ideatoria: l'incapacità di scrivere lettere e parole  sotto dettatura anche se il soggetto mantiene comunque la capacità di scrivere copiando;
  • agrafia spaziale: il soggetto tende a scrivere al margine;
  • disgrafia: va distinta dall'agrafia. Si tratta di una difficoltà nell'apprendimento dalla scrittura.
E' importante ricordare che nella maggior parte dei casi questi disturbi possono essere marginati e aiutate con successo.


ESSERE AUTISTICI OGGI
 



 
Oggi, a differenza di qualche anno fa, i soggetti autistici riescono a vivere una vita dignitosa, vivendo con i loro genitori, oppure in maniera semi-indipendente in delle case famiglia, o ancora in maniera totalmente indipendente. E' bene, infatti, dire che alcune persone con autismo riescono a frequentare l'università, e nel lavoro possono diventare estremamente affidabili e coscienziosi. Anche la psicofarmaceutica ha conosciuto un grande sviluppo, e oggi sono disponibili dei farmaci, che hanno un ridotto carico di effetti collaterali e contribuiscono a stemperare una buona parte dei sintomi.
I COMPORTAMENTI DEL BAMBINO AUTISTICO

Fin dalla nascita è facile riscontrare nei bambini autistici comportamenti diversi e anormali. Principalmente, questi neonati mostrano una totale indifferenza verso l mondo esterno e, quindi, non stabiliscono rapporti con gli altri.
Durante i primi tre mesi di vita, poi, i bambini autistici passano da stadi di apatia ad altri di estrema agitazione. Successivamente, può iniziare a manifestarsi un tipo di ritualità tipica dell'autismo.
Durante l'infanzia, i bambini autistici mostrano, rispetto ai coetanei, notevoli difficoltà nella comunicazione, nella socializzazione e nella percezione emotiva. A questo si lega l'esigenza costante di mantenere lo stesso ambiente, caratterizzata da una grande ossessività.
Con il passaggio alla pubertà, si possono manifestar nuovi disturbi: circa il 20% dei bambini sperimenta per la prima vota le convulsioni.

LE CAUSE DELL'AUTISMO

Non si sa per certo quali siano le cause dell'autismo: Esistono infatti molteplici teorie a riguardo, tra cui:
  • cause organiche, come anomalie funzionali di alcune aree celebrali, accompagnate da un mancato funzionamento dei neuroni specchio;
  • cause di incapacità biologica, per le quali il soggetto non riesce a creare un legame emotivo con i familiari, che sono freddi e distaccati;
  • cause di metodo educativo: secondo Leon Eisenberg, i genitori portano il bambino ad isolarsi dal mondo esterno, quindi all'autismo, perché tendo a volere un figlio perfetto: Spesso infatti questi soggetti sono molto talentuosi in alcuni ambiti, ambiti su cui puntano i genitori;
  • cause di tipo interpretativo: secondo lo psichiatra Bruno Bettelheim, i soggetti sviluppano l'autismo a causa dell'attitudine negativa con la quale gli si accostano le figure più significative nel suo ambiente.

L'AUTISMO: LA PSICOSI PIU' TEMUTA
Le psicosi in età evolutiva occupano una posizione di grande rilievo sia per le ricadute familiari, sa per il loro impatto sociale. Tra le più famose c'è l'autismo.
Il termine autismo fu coniato nel 1911 per descrivere individui completamente assorbiti dalle proprie esperienze interiori, con una conseguente perdita d'interesse per la realtà esterna.
IL BAMBINO ANSIOSO E LE SUE FOBIE







Anche i bambini si ritrovano spesso a dover affrontare l'angoscia. Per esempio l'ansia è da considerare come un'espressione di autopreoccupazione, caratterizzata da dubbi nei confronti di se stessi.
La suola, per esempio, diventa spesso per i bambini il luogo in cui l'ansia matura: si verificano distrazione e cattiva condotta, causati dalla paura di confrontarsi con l'esterno. In questo caso l'interventi dell'insegnante sono inutili, perché vanno a peggiorare l'ansia del bambino. Occorre capire cosa sta succedendo a monte, in famiglia.
E' importante riconoscere la differenza tra normalità e patologia: mentre avere un attimo di sconforto è normale, al contrario questo sentimento di disagio può essere sintomo di qualcosa di più grave.
Il più delle volte la reazione a questa angoscia è di tipo difensivo, cioè di evitamento della situazione angosciante, che può causare una inibidazione nel comportamento del bambino, ovvero un'invalidazione. L'ansia può anche essere oppressa con dei rituali ossessivi


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ALTERAZIONI DELLO SVILUPPO





Si possono verificare alterazioni dovute ad anomalie patologie di diverso tipo, esse possono essere determinate sia da fattori biologici che da fattori psicologici e ambientali. Si parla di ritardo mentale quando ci si trova di fronte a un deficit cognitivo che comporta ad uno a uno sviluppo cognitivo atipico. I sintomi associati ai fattori biologici sono evidenti spesso già nei primi mesi di vita, quelli indotti ad a una continua influenza negativa dell’ambiente emergono nel tempo. Sono quattro le possibili cause delle alterazioni: l’ereditarietà alterazioni precoci dello sviluppo embrionale, problemi durante la gravidanza nel periodo perinatale e condizioni mediche generali durante l’infanzia e la fanciullezza. 
Si parla di ereditarietà quando alcune malattie metaboliche possono dare origine a danni celebrale molto gravi se non sono curata in tempo possono danneggiare in modo serio il sistema nervoso.
Si parla di alterazioni precoci dello sviluppo embrionale quando esse possono essere dovute a mutazioni Cromosomiche o a danni prenatali dovuti a sostanze tossiche.
Si parla invece di problemi durante la gravidanza nel periodo perinatale quando si tratta di difficoltà che possono portare a un ritardo mentale dovuta alla malnutrizione del feto.
Con condizioni mediche generali durante l’infanzia e la fanciullezza si parla invece di alterazioni che sono causate da infezioni traumi avvelenamenti oppure da fattori ambientali.
Psicologia
ERIKSON e LE FASI PSICOSOCIALI 





Lo studioso Erik Erikson individua una serie di crisi che si possono manifestare nel corso della vita: è necessario superare ogni stadio con successo affinché la tappa successiva non presenti difficoltà. Ogni fase deve essere la base di quella successiva; lo sviluppo è dunque un processo che riguarda tutte le fasi della vita. Erikson suddivide la vita di un individuo in 8 fasi principali:
 CONFLITTO TRA FIDUCIA E SFIDUCIA: dalla nascita a 1 anno, il bambino è fiducioso che gli altri soddisfino i suoi bisogni;
CONFLITTO TRA AUTONOMIA E DUBBIO: da 1 a 3 anni, si sviluppa l'autonomia in contrasto con il dubbio sulle proprie capacità;
CONFLITTO TRA INIZIATIVA E SENSI DI COLPA: da 3 a 6 anni, sviluppo di iniziative personali e del senso di colpa quando si supera il limite imposto;
FASE DEL CONFLITTO TRA OPEROSITA' E INFERIORITA': da 6 a 12 anni, i bambini diventano più operosi o sviluppano sentimenti di inferiorità relativamente alle loro abilità;
-  CONFLITTO TRA IDENTITA' E CONFUSIONE DI RUOLI: da 12 a 20 anni, si forma l'identità effettiva dell'individuo in contrasto con la confusione di ruoli;
CONFLITTO TRA INTIMITA' ED ISOLAMENTO: nella giovinezza, tendenza ad instaurare rapporti intimi o ad isolarsi;
CONFLITTO TRA GENERATIVITA' E STAGNAZIONE: nella maturità, l'adulto espressione del sé in contrasto con decadimento;
- CONFLITTO TRA INTEGRITA' DELL'IO E DISPERAZIONE: nella senilità, l'anziano si sente realizzato o contrariamente si dispera per gli obiettivi non raggiunti; 

martedì 2 aprile 2019

Il modello di Baldassarre Castiglione



Il Cortegiano è un trattato che contiene un messaggio pedagogico significativo per l’epoca: è necessario studiare e porsi degli interrogativi sull’educazione non soltanto per diventare chierici o uomini di chiesa, ma anche per vivere al meglio la vita nobiliare e per rispondere a ciò che essa richiede.
L’opera fu composta tra il 1513 al 1518, sottoposta a lunga revisione e pubblicata nel 152828. Si presenta nella forma del trattato dialogico in quattro libri, ognuno dei quali riferisce le conversazioni che si immaginano avvenute nel 1507 proprio alla corte di Urbino in quattro serate. Interlocutori sono alcuni illustri personaggi dell’epoca: la duchessa Elisabetta Gonzaga, letterati come Bernardo Dovizi detto il Bibbiena e Pietro Bembo, Giuliano de’ Medici (ultimo figlio di Lorenzo), Ludovico di Canossa. Sono tutte persone di mondo, parlano di cosa sia più necessario per la vita di corte e di che cosa abbia bisogno di sapere chi intende vivere presso di essa.
I primi due libri sono rivolti a definire le caratteristiche del perfetto cortigiano, cioè il gentiluomo che vive presso la corte di un principe svolgendo per lui mansioni diverse e delicate. È un ruolo complesso in quanto il cortigiano deve essere in grado di servire il principe in qualunque sua richiesta, deve sapersi comportare in modo tale da ricevere approvazione e benefìci da parte del suo signore, ma anche apprezzamento e benevolenza da parte di coloro che vivono a corte. È un compito delicato, come si vede, per il quale occorrono doti naturali e una formazione progressiva che non s’improvvisa. Nel primo libro il Castiglione immagina che il conte Ludovico di Canossa illustri le qualità fisiche e morali che deve possedere il cortigiano ideale: cultura e fascino fisico, nobiltà di nascita, impegno, conoscenza delle arti cavalleresche, oltre che una spiccata saggezza politica e la capacità di riconoscere il bello.
A partire dalle qualità di base procede la formazione del cortigiano che deve ri-guardare molti ambiti: morale, intellettuale, fisico.
Nei libri successivi Castiglione affronta temi di carattere più strettamente formativo: nel secondo libro, facendo intervenire nel dialogo Federico Fregoso, parla del modo in cui il cortigiano deve usare quelle qualità a seconda delle circostanze, parla del valore formativo degli esercizi ginnici come correre, saltare e volteggiare, della necessità della conoscenza del latino e del greco, perché molti documenti sono scritti in quelle lingue, ma anche dell’uso corretto del volgare; si sofferma sulle “facezie”, cioè i motti di spirito e le risposte brillanti che si addicono alle conversazioni di corte.
Nel terzo libro Giuliano de’ Medici tratteggia la figura della perfetta dama di corte e parla dunque della sua educazione: deve imparare e coltivare in sé cognizioni di lettere, di musica, di pittura come i nobiluomini, e in più quelle tipiche del sesso femminile, come la dolcezza, l’arte di governare la casa e di allevare i figli, l’affabilità nel conversare, l’abitudine a buoni comportamenti.
Nel quarto libro Ottaviano Fregoso illustra il fine ultimo cui deve tendere il cortigiano: essere consigliere sincero e coraggioso del principe, ma anche suo educatore nel senso che deve spingerlo verso azioni virtuose, liberali e magnanime, abituarlo a prendere atto delle verità, a non compiacersi dell’adulazione. In altre parole, l’educazione a corte si caratterizza come progressiva: prima il cortigiano forma se stesso, poi diventa anche istitutore del principe in quanto gli suggerisce e gli ispira le virtù proprie del buon governo. Il tema dei rapporti fra cortigiano e principe include anche pagine dedicate alla figura ideale del principe, il cui esercizio del potere deve essere sempre collegato alla moralità.
Alcuni anni dopo la pubblicazione del Castiglione, un altro autore, Giovanni Della Casa (1503-1556), scrisse un’opera dedicata alla formazione degli aristocratici e dei borghesi: il Galateo (1555), testo che però non possedeva più la tensione ideale presente nel Cortigiano e attribuiva più che altro importanza agli aspetti formali del comportamento e alle regole della buona società, regole che riguardavano i più diversi atteggiamenti degli uomini aristocratici e delle corti.

L.B. Alberti: Della famiglia - un esempio di educazione umanistica


Il Della famiglia di Leon Battista Alberti costituisce il più importante trattato di educazione scritto in Italia durante l’ Umanesimo. Il testo è scritto in lingua volgare. Ispirandosi al concetto dell’uomo artefice della propria sorte, L.A. Alberti sostiene che non ha virtù chi non la vole, ma per volere la virtù, l’uomo deve aver imparato ad amarla e ciò può avvenire solo ricorrendo ad una educazione adeguata. È al padre di famiglia, sull’esempio latino, che incombe il compito di insegnare ai propri figli tutte quelle virtù necessarie agli uomini liberi e non esiste ragione affinché essi si debbano sottrarre a tale incombenza. I padri devono essere dei buoni osservatori per cogliere tutti quegli indizi che possano svelare la natura dei figli, compreso ciò che potrebbe costituire un vizio incipiente. Quindi l’0elemento fondamentale dell’educazione è la prevenzione, piuttosto che la correzione dei vizi. Per prevenire i vizi è fondamentale l’esempio ed un continuo esercizio che risponda al desiderio di affermazione e di lode insito nella natura umana. Poiché l’esercizio riveste un ruolo fondamentale, L.B. Alberti sostiene che è preferibile allevare i bambini in un ambiente di campagna dove essi si possono dedicare ad ogni tipo di attività, sport o giuochi. In sostanza, Alberti augura un’educazione attiva e virile perché ciò che egli teme è la pigrizia, l’ignavia e la mollezza in genere in cui i vizzi possono facilmente diffondersi. Si dichiara contrario alle punizioni anche se in certi casi ammette che i padri ne possano fare uso.
Alla preoccupazione morale collegata all’educazione si collega la funzione sociale Alberti attribuisce agli studi letterari. L’educazione letteraria non è soltanto un ornamento, soprattutto per il gentiluomo, ma anche strumento di socialità. Sostiene che vengano lette le opere di Livio, Sallustio e Cicerone per trovare in esse esempi di eloquenza così adatta ad una vita civile. Anche gli esercizi fisici e militari devono essere curati che i bambini non fanno fatica ad imparare bene.
Nell’insieme, l’educazione proposta da L.A. Alberti ha lo scopo di formare un uomo libero, indipendente: è un’educazione alla socialità e all’essere cittadino. Tuttavia nella realtà politica del tempo la figura del cittadino era sostituita da quella del suddito e lì’educazione umanistico-rinascimentale ha lo scopo di formare un élite formata da cortigiani molto interessati ai precetti e alle buone maniere.
Ralf Gustav DahrendorfBarone Dahrendorf, è stato un sociologo,politologo e politico tedesco naturalizzato britannico.
Di ispirazione liberale, Dahrendorf appartiene al filone della prospettiva del conflitto, e più precisamente ai teorici analitici di stampo weberiano.


I filoni della sua analisi sono essenzialmente due: le teorie della società e i fattori del conflitto.
Egli sostiene che la tendenza al conflitto è insita nel sistema, nel quale coesistono gruppi con e senza potere, che perseguono interessi diversi.
Molto forte in Dahrendorf è il concetto di "potere", che egli definisce, sulla scia di Max Weber, come la capacità di far fare agli altri quello che si vuole, cioè di farsi obbedire. Il potere determina la struttura sociale, anche in maniera coercitiva.
Le "norme" - altro concetto chiave - sono stabilite e mantenute dal potere, e servono a tutelare degli interessi. Sono quindi funzionali agli interessi del potere e non frutto del consenso sociale. Una prova di ciò è nel fatto che a tutela delle norme sono previste delle sanzioni.
Le norme, sostenute dal potere, definiscono i criteri di desiderabilità sociale, cioè le cose (valori, status, ambizioni, etc.) che sono generalmente desiderate dalla collettività. Questo contribuisce a stabilire un ordine gerarchico di status sociali. Le norme creano anche discriminazione verso chi non vi si conforma.
Un altro concetto importante è quello di "autorità", in rapporto a quello di potere: l'autorità è l'esercizio del potere, ma con legittimità ed entro certi limiti. Per capire meglio si può far un esempio: un'università ha l'autorità sufficiente per chiedere la retta annuale ai propri iscritti, ma non, ad esempio, per estorcere prestazioni personali di altro tipo. Un ladro, invece, ha il potere di estorcere denaro, ma non l'autorità.
Dahrendorf sostiene che la divisione in classi è determinata dal possesso o meno di autorità: il conflitto di classe coinvolge solo due parti, e l'autorità è ciò che le separa.
Per quanto riguarda la mobilitazione e la protesta sociale, Dahrendorf, afferma che sono necessari quattro tipi di requisiti perché questa abbia luogo: tecnici (un fondatore, un'ideologia o uno statuto); politici (uno stato liberale, a differenza di uno autoritario, favorisce la protesta); sociali (la concentrazione geografica dei membri del gruppo, la facilità di comunicazione ed il reclutamento simile); psicologici (gli interessi da difendere devono apparire reali).
Il conflitto sarà caratterizzato dal livello di violenza (il "tipo di armi", anche in senso metaforico, usato) e intensità, intesa come livello di dispendio di energie nella lotta.
Il conflitto avviene tra chi dà e chi riceve ordini. Nello stato vi è una classe dirigente e una burocrazia composta di individui che contribuiscono a far sì che gli ordini del vertice siano rispettati da tutti. La presenza di questa burocrazia allarga la base del consenso.
Vi è anche un conflitto tra governo e industria.

Robert King Merton
 nasce a Philadelphia nel 1910 da una famiglia di ebrei emigrati dall’est Europa. Nel 1936 consegue il dottorato nella prestigiosa università di Harvard, diventando prima allievo e successivamente uno dei migliori collaboratori di Talcott Parsons.  Altri sociologici come Durkheim, Sorokin,Simmel, influenzarono negli anni il pensiero mertoniano. Le teorie di Merton sono raccolte nella sua opera principale “Social Theory and Social Structure” (1949).
Merton è considerato uno dei principali esponenti del funzionalismo sociologico, sostenendo come la sociologia stessa è, in primis, analisi delle funzioni e delle strutture sociali. Egli distingue di ogni fenomeno sociale delle funzioni manifeste, ovvero quelle che hanno conseguenze riconosciute e volute dagli individui, e delle funzioni latenti, che non sono riconosciute e volute dagli individui. Alcune volte le funzioni latenti possono contraddire quelle manifeste. L’ambito nel quale Merton ha avuto maggiore visibilità è quello della sociologia della scienza: la scienza è un’istituzione sociale che ricava il proprio significato dalla cultura della società in cui è immersa. Merton individua quattro imperativi istituzionali che regolano l’attività pratica degli scienziati.
– Universalismo, ovvero giudicare gli asserti scientifici indipendentemente da chi li ha formulati.
– Comunismo, ovvero rinunciare alla proprietà individuale dei risultati e delle scoperte scientifiche.
– Disinteresse, ovvero anteporre la scienza agli interessi personali.
– Scetticismo, ovvero l’atteggiamento critico.

Talcott Parsons, il funzionalismo sociologico



Talcott Parsons nacque nel 1902 a Colorado Spring, cittadina del Mid west Americano, da una famiglia puritana. Si laureò in biologia iniziando gli studi dieconomia e scienze sociali presso la “London School of Economics” ; dove fu alunno di Malinoski e di Jhon Radcliffe Brown. Tornato neli Stati Uniti nel 1931 iniziò ad insegnare ad Harvard, dove doede vita ad un centro di studi sociologici. Il suo scopo era infatti quelli di elaborae Teorie generali sulla socieà, ifratti tra le sue opere compaiono “La struttura dell’azione sociale” del 1937, “il sistema sociale” e “verso una teoria generale dell’azione sociale” , entrmbi pubblicati nel 1951.
Parsons ha un approccio funzionalista, che è ricollegabile al pensiero del sociologo francese Durkheim e al funzionaliso antropologico di Radcliffe-Brown.
Durkehim affermò infatti che la società è un sistema che si impone agli individui e trasgredire comporta delle sanzioni: Radcliffe Brown introdsse invece questo concetto in Inghilterra, dovev aveva già introdotto il concetto di funzione sociale in cui ogni istituzione svolge un ruolo per garantire la sopravvivenza della società in cui è inserito. Negli anni ’40, inn America questa visione fu accolta posiitivamnete, soprattutto all’Università di Chicago, dove i teorici Radcliffe e Malinowski avevano precedentemente insegnato. Da qui si afferma un nuovo concetto : La società è un sistema organizzato e stabile in cui tutti gli elelmenti si adattano tra loro per raggiungere la stbilità del sistema sociale. Nell’ottica di questo pensiero è inserito quello che Talcott Parsons, il quale propone una teoria sociologica genereale,formata da tre punti chiave:
- La società è un sistema funzionale, ovvero che deve soddisfare determinati bisogn per adattarsi e sopravvivere.
- La società è simile ad un organismo vivente, infatti ogni aparte di esa , pur essendo autonoma collabora al funzionamento generale della società. Inoltre le varie istituzioni operano in rapporti di interdipendenza.
- La società tende al mantenimento dell’equilibrio,infatti, attraverso meccanismi di reolazione si generano delle risposte ch ripristinino l’ordine interrotto.
Parsons collocò gli elementi dell’organizzazione sociale nel Modello Teorico “AGIL” che colloca e spiega il funzionamento dei vari sistemi sociali.

Florian Znaniecki


Nell'opinione sociologica corrente Florian Znaniecki è noto come coautore del Polish Peasant, ma il suo contributo alla teoria sociologica è conosciuto solo dalla ristretta cerchia dei sociologi, specie in Polonia, dove è tuttora viva la tradizione della sua scuola di pensiero. Sono pochi i sociologi infatti che hanno ravvisato il suo valore come sociologo della conoscenza. La sociologia della conoscenza di Znaniecki presenta invece dei tratti originali e sempre attuali. Essa si discosta notevolmente dal sociologismo di Durkheim, dall'idealismo di Scheler e dal relativismo - o relazionismo - di Mannheim, poiché si basa sul paradigma epistemologico secondo cui la sociologia è la scienza del sistema sociale e quindi la conoscenza, in quanto diverso, autonomo e oggettivo sistema culturale, non è di sua competenza ma è oggetto di un'altra disciplina - la teoria della conoscenza o la scienza della scienza.
Secondo Znaniecki può esistere solo la sociologia degli individui che esercitano la conoscenza, intesa sia nel senso comune sia in quello professionale. Pertanto la sua sociologia della conoscenza sembra più come una sorta di sociologia critica che contiene molti elementi innovativi. Essi coincidono, da una parte, con la costruttiva critica della sociologia della conoscenza introdotta da Ernst Grünwald e ripresa da Popper; dall'altra con il nuovo modo di intenderla proposto da Schütz, Berger e Luckmann.
Il volume rappresenta il primo tentativo in area italiana di offrire un compendio della sociologia della conoscenza di Znaniecki. Esso, oltre all'analisi del suo pensiero in questo ambito, che non trascura la prospettiva diacronica, comprende una breve antologia di suoi testi.
Grzegorz J. Kaczy´nski ha conseguito la libera docenza in sociologia all'Università di Varsavia; appartiene alla tradizione della scuola di Znaniecki. Attualmente è docente di sociologia all'Università di Catania. Ha pubblicato fra l'altro: Ribellione e religione in Africa Nera (in polacco, 1979); La Chiesa del dialogo in Polonia (con Mario Tedeschi, 1986); "L'autobiografia come approccio scientifico: il contributo della scuola polacca" (in: La metodologia delle storie di vita , a cura di Roberto Cipriani, 1987), Cristianesimo nero (in polacco, 1994); La libertà religiosa nel pensiero dei Fratelli Polacchi (1995).




William Thomas  è stato un sociologo statunitense.

William Isaac Thomas fu a capo della scuola di Chicago fino al 1918, anno in cui fu arrestato e costretto a dimettersi per lasciare il posto a Robert Park. Si occupò molto della condizione degli immigrati in America. Scrissegli immigrati e l'America, ma la sua opera più importante rimane Il contadino polacco in Europa e in America scritta con Florian Znaniecki ed edito nel 1920. Nel 1928 scrisse, con Dorothy Swaine (che avrebbe sposato nel 1935), The Child in America, in cui compare la celebredefinizione della situazione.


La definizione della situazione, chiamata anche Teorema di Thomas, è il suo enunciato, coniato nel 1928:
«Se gli uomini definiscono reali le situazioni esse saranno reali nelle loro conseguenze»
Questa affermazione di Thomas è stata considerata una delle "leggi" più importanti delle scienze sociali, e il suo successo è dato anche dalla sua longevità. Sembra infatti che questa regola sia così generale ed astratta da poter essere applicata a diversi contesti sociali e in diversi periodi. La situazione sociale è il risultato di un processo graduale tramite cui i soggetti coinvolti in un'interazione "costruiscono" la propria comprensione dell'interazione stessa e del suo contesto.
Un buon esempio di situazioni che gli uomini "definiscono reali" viene riportato dallo stesso William Thomas. In un Paese è in corso una guerra civile tra due etnie che si contendono il potere politico. La stessa guerra si riflette su una piccola isola di questo Stato. Un giorno la guerra finisce, ma non è possibile comunicare in tempi brevi la notizia alla piccola isola, dove dunque gli abitanti delle due etnie, ignorando la pace avvenuta, continueranno a combattersi tra di loro. In questo esempio gli uomini hanno "definito una situazione come reale", cioè si sono comportati come se la guerra non fosse ancora finita, ignorando la notizia, e di fatto hanno agito di conseguenza, cioè hanno continuato a combattere.
In questo assioma di Thomas sembra ripresentarsi la differenza che pone Immanuel Kant tra il noumeno e il fenomeno, dove per noumeno ci si riferisce all'oggetto in sé, "in quanto tale", mentre con il fenomeno si designa l'oggetto "in quanto passibile di essere percepito".
Ma sembra ci sia una differenza importante al riguardo: mentre nelle scienze fisiche classiche è quasi pacifica la differenza tra l'oggetto in sé e l'oggetto come percepito, nelle scienze sociali non è affatto detto che esista un mondo sociale oggettivo e un mondo sociale percepito. Ad esempio, leggi come il teorema di Thomas hanno avuto un grande successo nelle scienze sociali anche perché si attribuisce grande importanza a ciò che viene rappresentato, che costituisce il dato più importante per capire molti fenomeni sociali.
Molti contributi importanti alla sociologia della conoscenza sono inseriti in linea con questa "premessa" di William Thomas, come ad esempio il fondamentale testo La realtà come costruzione sociale pubblicato nel 1966 ad opera di Peter L. Berger e Thomas Luckmann.
Sulla linea del teorema di Thomas, Robert K. Merton ha elaborato la profezia che si autoadempie  – la profezia riferita ad una situazione sociale tramite l'agire sociale si trasforma in fatto sociale, adempiendo alla profezia.
SIMMEL GEORGE 


La sua versatilità e le sue intuizioni sulla società moderna hanno consentito una graduale rivalutazione del suo pensiero sociologico. I suoi studi infatti risultano significativi nell’ambito della sociologia fenomenologica. La scarsa considerazione agli inizi del 900 era dovuta al prevalere del pensiero positivista che tendeva a trascurare la dimensione individuale. Anche Durkheim sottolinea la mancanza di rigore scientifico nella sua produzione sostenendo che le prove da lui utilizzate consistono generalmente in esemplificazioni. Simmel mette in risalto gli aspetti qualitativi della vita analizzando i lati più profondi dello spirito umano. Per Simmel la società è il risultato delle interazioni tra i singoli individui. I concetti di forma e contenuto assumo una rilevanza particolare nel suo pensiero dove , la forma riconduce alla struttura sociale mentre il contenuto tutto ciò che negli individui e nella realtà è presente come impulso. Egli considera l’interazione fondamentale in quanto ogni oggetto assume significato solo in relazione con altri. La realtà è un’immensa rete di relazioni. Il dualismo tra l’individuo da un lato e la società dall’altro quindi tra l’essere per se e l’essere per la società è presente in tutta la sua opera. La conoscenza nasce all’interno di condizionamenti sociali e naturali ma è anche il risultato di un’attività soggettiva autonoma. Quindi egli sotto linea il fatto che le idee abbiano una dimensione creativa e che quindi non sono un semplice riflesso delle condizioni sociali ma che quest’ultime possono incidere sulla possibilità o meno della loro affermazione.[ le idee sono creative e quindi autonome ma il contesto sociale può farle affermare o meno]. Quindi , anche se la dimensione collettiva sia importante anche il processo individuale può essere promotore di innovazioni. Il rapporto di tensione tra individuo e società emerge nel suo scritto “ La metropoli e la vita dello spirito” dove analizza la tensione tra il soggetto che lotta per una sempre maggiore autonomia e la società che tenta di limitare la sua azione. In un’altra sua opera “ La filosofia del denaro” emerge la predominanza di una dimensione oggettiva su quella soggettiva. Infatti , prima dell’economia monetaria i rapporti coinvolgevano più l’uomo nella vita comunitaria mentre la società moderna ha portato ad una forte individualizzazione. Quindi secondo Simmel da una parte il denaro ha portato ad una società più complessa ma ha anche trasformato i rapporti eliminando gli orientamenti personali. Per Simmel la sociologia studia i rapporti tra gli individui e le loro reazioni in tempo di crisi. La sua tesi “ Studi sociologici ed etnologici sulla musica” è stata considerata priva di validità scientifica in quanto presentava molte imprecisioni e poi perché coinvolgeva diversi ambiti disciplinari, psicologia della musica sociologia della musica ed etnomusicologia , ma senza una coerenza interna.

L’arte, lo stile e la moda di Simmel
Secondo Simmel il rapporto tra opera d’arte e artista è critico, e questa criticità consiste nel fatto che l’opera d’arte si distacca dal suo creatore andando a costituire un prodotto a se e ciò vale anche per la musica. Quindi l’opera d’arte ha una duplice funzione a seconda se a guardarla è l’artista o il fruitore. L’oggetto dell’arte nasce dalla creatività dell’individuo e quindi dipende da quest’ultimo ma oggettivandosi se ne distacca; rispetto al suo fruitore, invece, il prodotto artistico si apre favorendone la fruizione.
Nella sua opera “La cornice” sottolinea il valore simbolico della cornice nell’opera d’arte in quanto chiusura e difesa nei confronti dell’esterno. Il limite da un senso a ciò che racchiude attraverso la delimitazione dello spazio.
Nella sua opera sociologica “Sulla differenzazione sociale” sostiene che il rapporto tra individuo e società debba essere equilibrato e che nessuno dei due debba mai prevalere sull’altro. Per questo guardando la società moderna esprime una certa preoccupazione. Queste tematiche emergono nell’articolo “Problema dello stile” in cui mostra il suo disaccordo nella tendenza ad attribuire agli oggetti di uso quotidiano una configurazione artistica invece che uno stile. Infatti secondo Simmel lo stile riporta ad un principio di generalità mentre l’arte all’individualità quindi l’opera d’arte è per se mentre l’oggetto stilizzato è per noi. Secondo Simmel il troppo soggettivismo che caratterizza la modernità porta ad un aumento degli oggetti per se isolati nella loro individualità e separati dalla realtà circostante. D’altra parte la società moderna, secondo Simmel, nota un aumento dei prodotti culturali che l’uomo non è in grado di elaborare facilmente. Questi concetti rendono attuale il pensiero di Simmel, infatti con lo sviluppo dei mass media si sono moltiplicati gli stimoli culturali e questo fa si che l’uomo sia sempre meno in grado di selezionare in modo critico. Una riflessione simile è quella che riguarda il fenomeno dell’information overload, ovvero l’eccesso di informazioni tipico dei new media e della rete, difronte al quale l’individuo sembra paralizzato incapace di capire quali siano i contenuti importanti da quelli inutili.
Ritornando allo stile questo mantiene un equilibrio tra sfera individuale e sfera pubblica affinchè nessuna delle due prevalga.
Secondo questo principio quindi attraverso la moda si esprime la propria individualità e l’appartenenza ad un collettivo, dunque è considerata un modo per condividere ma anche per differenziarsi.
Per Simmel la moda è il segno di un processo più ampio in atto nella società moderna.
La velocità con cui le mode cambiano rispecchia il ritmo della vita moderna.
Per spiegare le sue teorie Simmel usa spesso termini riferenti alla musica come ritmo armonia e dissonanza. Un esempio può essere il parallelo che fa tra il potere che è racchiuso nel possedere denaro e la capacità di saper suonar il pianoforte. Infatti sostiene che chi sa suonare è diverso da chi non lo sa fare non solo nel momento in cui suona ma anche quando non lo fa perché i suoi muscoli assumono una posizione diversa. Un’altra sua osservazione riguarda l’ascolto in quanto sostiene che il numero di quelli che si sentono è inferiore a quelli che si vedono in una metropoli. Secondo il sociologo il ritmo frenetico della metropoli e la spersonalizzazione dei rapporti hanno portato ad un tipo di ascolto individuale.