giovedì 26 marzo 2020

Persone, etnie, classi e casti


Il corpo

Attraverso il nostro corpo l’individuo sente, percepisce, comunica, soffre e desidera. Il corpo è un mezzo attraverso il quale entriamo in relazione con l’ambiente che ci circonda. Noi comprendiamo il mondo che ci circonda perché il nostro corpo è stato esposto fin dalla nascita alle “regolarità” di quel mondo. Tale comprensione deriva da una forma di ragionamento istintivo e naturale.
Il nostro corpo reagisce di fronte agli stimoli esterni quai sempre in base a modelli che abbiamo imparati dalla cultura nella quale siamo cresciuti. Pierre Bourdieu ha chiamato questa conoscenza “incorporata” habitus. Il nostro habitus varia tanto sulla base delle nostre particolari caratteristiche psicofisiche quanto a seconda dei modelli di comportamento e delle rappresentazioni che noi assimiliamo. Anche le emozioni e i sentimenti sono “incanalati”, cioè “incorporati”. Questo modo di “essere nel mondo”, attraverso il corpo, è culturalmente orientato es è stato fatto oggetto di speciali attenzioni sin dall’antichità. Il nostro corpo è “culturalmente disciplinato”, come ha sottolineato il filosofo Michel Foucault in un suo studio sui meccanismi di controllo e di repressione nell’Europa dell’età moderna.
Il corpo degli esseri umani è “culturalmente disciplinato” e le tecniche che sono preposte all’attuazione di tale dipendono a loro volta dai modelli culturali in vigore. La società cerca di imprimere nel corpo degli individui i “segni” della propria presenza. Gli individui sono esseri sociali. Tatuaggi, pitture, perforazioni, avulsioni di denti ecc. sembrano essere tutte pratiche finalizzate a ciò che alcuni antropologi hanno chiamato “fabbricazione dell’uomo” da parte della società. In Occidente queste pratiche si sono attenuate a partire dall’età moderna. 
Il corpo è da una parte la materia sulla quale la società cerca di imporre una determinata “marca d’identità” e dal punto di vista dell’individuo è anche “un luogo di messa in scena del Sé”, come ha definito David Le Breton.

Ci sono popoli presso i quali mostrarsi nudi o seminudi è ritenuto normale, tanto per gli uomini che per le donne. Per tanti popoli era il caso prima della colonizzazione e oggi è ancora il caso di molte società amazzoniche e dell’Africa subsahariana. Altre culture, pur controllando in maniera rigida le donne sul piano del comportamento sessuale, consentono l’esposizione di parte del corpo femminile che altre culture ritengono troppo provocanti o addirittura “indecenti”. Inoltre, il punto rosso disegnato al centro della fronte di alcune donne segnala che esse sono in età fertile.
Per contro, vi sono popoli presso i quali il corpo femminile deve rimanere nascosto, si devono nascondere per il più possibile allo sguardo degli individui dell’altro sesso e degli estranei. Per questo alcune culture hanno costruito delle vere e proprie “barriere visive”. Il caso più estremo è dato dalla burqa afghana, che noi siamo abituati a chiamare il burqa, al maschile. La burqa ha una lunga storia per lo più sconosciuta in Occidente e, almeno all’origine, non ha nulla di veramente islamico. 
In Occidente è nato anche la moda della tintarella, al punto che l’abbronzatura è diventata una pratica ottenuta spesso con mezzi artificiali. Perché fino agli inizi del Novecento era inconcepibile persino il fatto di spogliarsi per prendere il sole in riva al mare. Però le signore e i gentiluomini non facevano per abbronzarsi. Ombrellini, tende, cappelli, gonnelloni tutto doveva far sì che la pelle rimanesse bianca la più immacolata possibile.  

Emozioni e sentimenti come elementi costitutivi del Sé

Le emozioni e la loro espressione sono aspetti importanti nella costruzione del soggetto umano, in relazione sia al mondo interiore si al mondo esteriore. Nella vita interiore di una persona non sempre è facile distinguere tra sentimenti, emozioni e sensazioni. 
Gli antropologi sono d’accordo che gli stati d’animo non sono universali, o meglio, non sono espressi ovunque nella stessa maniera. Gli emozioni in generale sono sempre modulate in relazione a una serie complessa di fattori: età, genere, posizione sociale, contesto pubblico o privato, concezioni locali della mente e del corpo, nonché le disposizioni individuali che sono alla base di ciò che noi chiamiamo il “carattere di una persona”. I cinesi per esempio sono abituati sin dall’infanzia a mascherare le loro emozioni.
Gli Ifaluk sono un piccolo popolo di un’isola della Micronesia e loro possiedono due nozioni: metagu e song. Il primo termine sta per “paura, il secondo per “collera giustificata”. Questi due termini sono nozioni complementari. Song è quella di un genitore o di un capo verso il trasgressore della norma. Metagu è la risposta appropriata a song. Il bambino ifaluk impara a introiettare il metagu prima possibile, così da poterlo esprimere corettamente e non subire il song di un genitore o di un capo. 
L’espressione del sentimento d’amore tra i beduini egiziani trova un canale privilegiato nella poesia orale. Si pensa che la poesia sia l’unico mezzo con cui tale sentimento può essere espresso in una società in cui l’affetto e l’attrazione sessuale fra una donna e un uomo sono considerati distruttivi per l’ordine sociale, fondato sulla solidarietà tra individui consanguinei e sul rispetto dell’autorità dei più anziani. 

Gli Ilongot possiedono una nozione che serve a esprimere uno stato d’animo che cambia la rabbia, la passione e il dolore: liget. Esso si manifesta quando una persona cara muore inducendo un uomo a desiderare di uccidere un nemico e tagliargli la testa. Liget è la passione. Gli Ilongot con considerano il liget uno stato auspicabile del loro cuore, tutt’altro. Essi lo giudicano un “cattivo sentimento”, opposto alla ponderatezza e alla “conoscenza”, oltre che a una serie di altri stati positivi connessi con la tranquillità del cuore.  La “conoscenza” viene definito come beya e liget e beya sembrano che costituiscono i poli concettuali entro i quali gli Ilongot sviluppano le loro visioni e i loro giudizi relativi alla vita interpersonale ed emotiva, tanto individuale quanto collettiva. 

In generale, gli studi delle emozioni si sono adoperati a tradurre quelle parole che, in determinati contesti sociali, vengono usate per esprimere particolari stati d’animo. Il problema però non è soltanto terminologico, ma si lega a modelli culturali e di comportamento anche molto lontani dai nostri.


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